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ONORE AL SERGENTE  ROMANO

IL 6 GENNAIO 2006 A GIOIA DEL COLLE (BA)
di Francesco Laricchia

Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi
e quanto scritto nello spazio giallo sono generalmente della Redazione

       Dopo 142 anni dal tragico scontro che vide i conquistatori sabaudo-piemontesi massacrare a sciabolate l'Alfiere del Re Pasquale Domenico Romano e gli ultimi eroici difensori della propria terra, le Due Sicilie, il 6 gennaio prossimo sarà consacrato e donato alla memoria dei Meridionali, il monumento-obelisco destinato a ravvivare in perpetuo il ricordo di quegli uomini e del loro sacrificio.
       Il luogo, quindi, che ha serbato per questi lunghi anni la memoria storica e quasi le tracce ed il sangue di quel massacro, riacquista anche geograficamente la sacralità ed il rispetto che gli erano dovuti e che per troppo tempo gli sono stati rifiutati. Sorge, tra quelle sacre zolle che la stessa natura ha voluto inalterate, il testimone silenzioso, austero e perenne di una Storia negata, di una giustizia oltraggiata e di una Nazione violata. Chi oggi non conosce, potrà sapere. Chi oggi non ha ancora capito, avrà la possibilità di comprendere. Chi oggi ha dimenticato, dovrà ricordare.
       In uno stato in cui i responsabili delle istituzioni si profondono in calorose riverenze verso i responsabili di massacri, di violenza e di ladrocinio nei confronti di decine di migliaia di cittadini del Meridione (malazioni per le quali essi non hanno mai pronunciato una parola di pentimento), diventi l'inaugurazione del monumento al Sergente Romano e al suo drappello di valorosi un fermo, audace e coraggioso monito, oltre che un chiaro segnale, che al Sud, in tanti, non hanno dimenticato.
       Che ai piedi di quel monumento, in quel luogo sacro si incontrino tanti meridionali e, soprattutto, che la corona da deporre lì dove si compì il sacrificio di un uomo umile ma valoroso sia intrecciata dal tenace ed incorruttibile filo dell'unificazione dell'azione a difesa del Sud e dei Meridionali.
       Che ai piedi di quel monumento, nel nome sacro della nostra Nazione e del Sergente Romano, vengano deposti i personalismi, le gelosie, gli inutili antagonismi che lacerano e dividono quanti invece, con azione unitaria e sinergica contro i veri nemici delle Due Sicilie sarebbero maglio possente e lama tagliente.
       Romano volle immolarsi consciamente combattendo fino all'ultimo.
       Tradiremmo il suo ricordo e renderemmo inutile il suo sacrificio se non ponessimo fine ad una inutile e controproducente diaspora.
       Come i "briganti" che, per difendere i propri affetti e la propria terra, pur se inferiori per numero, non pensavano ad attribuirsi gradi ed onorificenze ma a rimboccarsi le maniche e a rendere dura la vita del nemico, così oggi chi è in grado di contrastare lo scempio della nostra Nazione ha dovere di impegnarsi, indipendentemente dal grado o dalla "banda" di appartenenza, in questa lotta.
       Il non fare pur potendo fare e, peggio, il dividere pur sapendo di potere unire va considerato un crimine morale nei confronti del Sud.
       E Romano…..non è stato un criminale!!!
       Che il prossimo 6 gennaio, Epifania e quindi giorno della presentazione ai Magi del Bambino, possa diventare giorno della presentazione della neonata UNITA' dell'azione culturale sociale e politica dei Meridionali. Nel nome del Sergente Pasquale Domenico Romano, Alfiere del Re delle Due Sicilie.

Francesco Laricchia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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